Dopo aver dato atto delle risultanze processuali in base alle quali è risultata provata la lesione della completa avulsione traumatica di un incisivo superiore riportata dalla persona offesa, la Corte d’Appello ha evidenziato le ragioni di diritto secondo le quali la suddetta lesione è riconducibile in una delle aggravanti di cui all’art. 583 cod. pen.; ritiene il Collegio, che una menomazione anche minima, purché apprezzabile, della potenzialità di un organo, sicuramente sussistente nel caso, come quello in esame, della rottura di un incisivo, appare sufficiente per aversi indebolimento permanente dell’organo della masticazione ai sensi dell’art. 583, comma primo, n. 2 cod. pen.
Tale valutazione, peraltro, si colloca in un recente alveo giurisprudenziale, secondo cui, in caso di lesioni personali, deve ritenersi immune da censure la sentenza di merito che ha ravvisato l’aggravante dell’indebolimento permanente di un senso o di un organo in ipotesi di sublussazione e successiva devitalizzazione di un dente in conseguenza della condotta lesiva posta in essere dall’imputato.
La stessa giurisprudenza, in caso analogo a quello in esame, ha precisato che integra la fattispecie criminosa di cui all’art. 583, comma primo, n. 2 cod. pen., anche l’avulsione di un solo dente incisivo, in quanto occorre far riferimento alla naturale funzionalità dell’organo indipendentemente dalla possibile applicazione di una protesi dentaria.
L’ulteriore indebolimento di un organo, la cui funzione sia già limitata a causa di precedente anomalia, costituisce causa per ritenere la sussistenza dell’aggravante di cui al n. 2 del primo comma dell’art 583 cod. pen.
L’indebolimento permanente di un senso o di un organo nell’ipotesi di sublussazione e successiva devitalizzazione di un dente
Corte di Cassazione, sez. V Penale, 28 gennaio 2015 n. 4177