Un invito a riconsiderare l’importanza della essenzialità nel lasciare tracce da parte dei professionisti sanitari è offerto da un recente articolo di Barry Chaiken, a titolo “Digital Documentation: More or Less?”[1], apparso su Patient Safety and Quality in Healthcare.
Le considerazioni sviluppate ruotano intorno alle modifiche intervenute nel modo di documentare a seguito dell’avvento del digitale e ai conseguenti pericoli di ridondanza e inaccuratezza informativa.
Al tempo della scrittura a mano, un medico diligente e meticoloso redigeva per lo più le proprie valutazioni cliniche seguendo lo schema proposto, oltre mezzo secolo addietro, da Lawrence Weed: il Problem Oriented Medical Record (POMR), caratterizzato dall’annotazione, per ogni problema, di:
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