di G. Negrini
Rischio Sanità n. 55 – dicembre 2014
Garantire ai pazienti con problemi di salute di carattere cronico continuità delle terapie farmacologiche, lungo percorsi per lo più articolati e sempre più segmentati, rappresenta un imperativo a cui, nei tempi più recenti, è stata riservata particolare attenzione.
Nel 2013, l’AHRQ americana, nel report Making Health Care Safer II: An Updated Critical Analysis of the Evidence for Patient Safety Practices, ha collocato la medication reconciliation tra le pratiche di sicurezza incoraggiate.
Un passo ulteriore nella direzione della continuità di terapia, peraltro al servizio di una più affidabile ricognizione, è rappresentato dalla disponibilità di strumenti – cartacei o digitali – in grado di fornire dati aggiornati e integrati su medicinali e prodotti affini di cui il paziente fa uso.
Se ogni sforzo ragionevole va certamente compiuto per garantire la continuità delle cure, affiora peraltro la domanda: dobbiamo garantire tale continuità a ogni costo oppure in relazione ad altro?
L’importanza della continuità non deve far perdere di vista un’ulteriore dimensione dell’universo terapeutico: l’appropriatezza.
continua...
RISERVATO AGLI ABBONATI A RISCHIOSANITA'.it
REGISTRATI |